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venerdì 24 giugno 2016

Stile di leadership e prestazione di gruppo


Uno degli esperimenti storici, di psicologia sociale, che connette la produttività di un gruppo con lo stile di leadership utilizzato è stato svolto nel 1930 da Lippitt e White, con la supervisione di Kurt Lewin.

Questo esperimento, seppure abbia coinvolto i bambini di 4 scuole elementari, può fornirci utili informazioni su come lo stile di leadership di un allenatore o di un dirigente possa aumentare o diminuire la motivazione, l'impegno e i risultati di un team di atleti.

venerdì 11 dicembre 2015

Come lo stile di leadership dell'allenatore influenza l'efficienza della squadra che allena


In questo articolo proporremo una delle teorie che affrontano il tema della leadership, nello specifico la teoria della della "contingenza" di Fiedler (1967).


Fielder, dopo aver osservato e studiato gruppi lavorativi e sportivi, nota che in alcune situazioni i leader fortemente orientati al raggiungimento dell'obiettivo ottenevano migliori risultati dai gruppi con cui collaboravano, mentre in altre situazioni erano i leader attenti alle relazioni e agli affetti del gruppo ad ottenere i migliori risultati.

lunedì 7 settembre 2015

Dialogo col campione: Dario Andriotto


Dario Andriotto è un ex ciclista professionista, vincitore di 6 tappe e di un titolo italiano a cronometro nel 1997. Oltre a questi successi conta un oro mondiale nella 100 km a squadre dilettanti.



Ora gestisci un’attività connessa al mondo del ciclismo e sei un lavoratore stimato, credo però che costruire una vita al termine della carriera ciclistica sia stato impegnativo. Secondo te quali sono le principali difficoltà che un professionista deve affrontare al termine della sua carriera agonistica e quali sono le componenti caratteriali che possono aiutarlo a superare questi ostacoli?

Non ti nascondo che dopo 6 anni dalla fine della mia carriera di professionista io trovi ancora delle difficoltà. Ho avuto la fortuna che Andrea, il mio socio, mi abbia convinto a intraprendere l'attività commerciale in cui ora lavoro. Da solo non avrei mai fatto questo passo, perchè ero completamente all'oscuro delle procedure e delle pratiche per avviare un attività.
Capita che quando fai l'atleta tu sia chiuso sotto una campana di vetro e quando esci devi inventarti qualcosa di nuovo. Prima pensi solo ad allenarti, mangiar bene, a riposarti e alle gare, poi il giorno che smetti ti guardi allo specchio e ti domandi: “ora cosa faccio?”.
Al termine dell'attività professionistica realizzi di non essere a conoscenza di ciò che accade fuori dall'ambiente sportivo. Collegandomi al mondo lavorativo io non sapevo fare una fattura o come rivolgermi ad un cliente. Le cose più elementari, che una persona media impara all'età di 20 anni, io le ho scoperte a 38. Capisci come per me sia stato molto più complicato? Sto ancora imparando molte cose.

martedì 11 agosto 2015

Dialogo col campione: Davide Frattini


Davide Frattini è un ciclista professionista italiano, nato a varese nel 1978, che corre nelle fila della formazione americana UnitedHealthCare Pro Cycling Team.

Nel 2001 vince il Giro d'Italia dilettanti, passa professionista nel 2002 e nel 2004 emigra prima negli Stati Uniti e poi in Canada, per continuare la sua carriera oltre oceano.

Sul suo profilo Twitter si presenta così: "padre, marito, ciclista professionista e ciclocrossista nel tempo libero"



Gli italiani vengono spesso descritti come un popolo di creativi, disorganizzati, appassionati, ricchi di gusto estetico, edonisti e molto altro ancora. Come le tue radici culturali, italiane e varesotte, ti caratterizzano in qualità di sportivo professionista, in gara e in allenamento?

Quando corro ci sono un sacco di paesi rappresentati in gruppo. Ho colleghi italiani, tedeschi, australiani e di ogni parte del mondo. In quei momenti mi accorgo come ogni paese abbia un suo modo di fare e come questo venga trasmesso anche pedalando.
Noi italiani siamo più creativi, quando corriamo da “italiani” lo trasmettiamo, e penso che questo discorso valga anche per me. Pensa a Bettini e Nibali, scattano e vanno all’attacco senza essere matematici, in modo istintivo. Atleti di altri paesi sono più metodici negli allenamenti e nelle gare, come ad esempio gli inglesi.
Certo, questo in corsa può aiutare, mentre altre volte non aiuta.