lunedì 5 ottobre 2015

Dialogo col campione: Lisa Borzani



Lisa Borzani è una ultratrailer che corre per l’Atletica Amatori Chirignago.
Bronzo a squadre ai mondiali ultratrail di Annecy 2015, come anche in Galles nel 2013.
Lisa Borsani si è inoltre aggiudicata numerose importanti competizioni a livello nazionale e internazionale.


Ciao Lisa, a volte il primo passo di una gara inizia mesi o anni prima con un'idea, un desiderio o un sogno che vogliamo realizzare. Per te in che modo i “sogni” sportivi influenzano il tuo allenamento e le tue gare? In che modo? L'influenza è solo positiva o può anche essere negativa?
Sicuramente avere un obiettivo, indipendentemente che questo sia un semplice obiettivo o un sogno è secondo me è notevolmente importante. La motivazione e l'impegno che “metti” sono due aspetti funzionali al raggiungimento di ciò che vuoi ottenere e sono connessi al porsi degli obiettivi.
Anni fa ho visto il mio compagno Paolo partecipare al Tor de Geants e, in quel momento, mi sono detta “anche io parteciperò”, ponendomelo come obiettivo. Questo mi ha trasmesso una grande motivazione per allenarmi e per arrivare pronta all'appuntamento.
Sicuramente l'avere un obiettivo o un sogno ha una valenza positiva e mi riesce difficile considerarlo negativo. Anzi! Credo che l'avere un obiettivo ti permetta di stringere i denti, facendoti uscire per l'allenamento anche quando non ne avresti voglia. Senza una meta da raggiungere ci sono cose che non faresti mai.

venerdì 2 ottobre 2015

Perchè rimango a casa ogni volta che voglio fare sport

Una risposta semplice alla domanda posta nel titolo, può essere trovata nella teoria della dissonanza cognitiva, sviluppata da Leon Festinger (1957).
Cos'è la dissonanza cognitiva e di cosa parla questa teoria?
Ogni persona ha la necessità di mantenere un senso di coerenza tra opinioni e credenze rispetto a se stesso, il proprio ambiente e il proprio comportamento.
Quando capita che due opinioni o credenze non siano coerenti tra loro allora una persona percepirà un disagio emotivo, che vorrà rimuovere ristabilendo un equilibrio.
Per ridurre questo stato di tensione un individuo dovrà modificare l'elemento meno resistente al cambiamento tra le opzioni che generano conflitto.

mercoledì 30 settembre 2015

Musica in movimento: Pink Floyd - The Dark Side of the Moon

Tra le varie curiosità che accompagnarono il vittorioso Tour de France 2014 di Vincenzo Nibali, si seppe che nelle serate dopo tappa, o durante i momenti di relax, ascoltava musiche di Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
Per recuperare da un allenamento o da una gara o per ritmi blandi e tranquilli voglio consigliarvi  qualcosa di "prestigioso". Parlo di "The Dark Side of the Moon", album del 1973, capolavoro degli inglesi Pink Floyd, nonché uno dei più grandi album di tutti i tempi, sia per vendite, che per influenza nella storia della musica.
L'album si apre con la breve introduzione di "Speak to me", un battito di cuore a cui si aggiungono voci e suoni, prima che un urlo minaccioso ci accompagni verso "Breathe". L'andamento è lento, la musica sognante, la melodia rassicurante.

lunedì 28 settembre 2015

Dialogo col campione: Daniele Crosta

Daniele Crosta è un ex schermidore italiano della specialità del fioretto.

Nel suo palmares figurano diversi titoli a squadre, tra cui un oro agli europei di Bolzano 1999; un bronzo ai giochi olimpici di Sidney 2000, ai mondiali di Città del Capo 1997 e agli europei di Funchal 2000.

Oggi Daniele Crosta lavora come psicoterapeuta e come psicologo dello sport.







Ciao Daniele, oggi sei uno psicologo/psicoterapeuta che si occupa anche di psicologia sportiva. Come credi la tua esperienza di atleta di alto livello possa agevolarti in qualità di psicologo dello sport e come credi che gli atleti che segui possano trarne beneficio?

L'esperienza sportiva mi ha permesso di “parlare lo stesso linguaggio” degli atleti. Credo questo dia il vantaggio di poter comprendere situazioni non propriamente comuni, che un atleta ti può raccontare.
Chi non ha mai vissuto lo sport agonistico, soprattutto se ad alto livello, farà più fatica a comprendere i vissuti di stress e le pressioni che un atleta deve sopportare.
Questo può essere un vantaggio, ma può anche diventare uno svantaggio. Gli atleti che incontro sono diversi da me e nonostante possano vivere delle esperienze che magari anche io ho già vissuto, ne daranno un'interpretazione soggettiva, perchè le vivono in modo singolare reagendo ad esse in modo singolare.
Credo quindi che l'esperienza pregressa come sportivo sia un'arma a doppio taglio. Da una parte ti aiuta, mentre dall'altra rischia di farti vivere una sorta di pregiudizio che può condizionarti, rendendo più difficile capire il vissuto originale dell'atleta.

La difficoltà quindi consiste nel distaccarti dalla tua esperienza e dal tuo vissuto?

Diventa complicato non applicare i “tuoi schemi”, dato che un atleta ti parla di cose che conosci. A mio avviso, non dovrebbe interessarmi del fatto che l'atleta mi parla di cose che conosco, mentre dovrebbe interessarmi capire come lui vive quelle cose, perchè lui potrebbe viverle in maniera molto diversa da me. A me possono sembrare le stesse cose, però lui potrebbe viverle in modo sostanzialmente diverso.
Dall'altra parte, facendo formazione a giovani psicologi che frequentano il master in psicologia dello sport, mi sono accorto che un vantaggio connesso all'esperienza pregressa è legato soprattutto agli sport di squadra.
La conoscenza di come funziona una squadra e come funziona il mondo dello spogliatoio, ti permette di evitare alcuni errori. Aiuta a muoverti in un contesto che non è semplice e in cui ci sono già delle regole spesso non sono scritte.
Seguendo delle squadre, anche durante le trasferte, mi sono accorto che la conoscenza che avevo maturato mi ha permesso di comprendere quale fosse mio “posto”, cosa non ovvia per chi non ha mai fatto sport.

venerdì 25 settembre 2015

Errori di valutazione nell'analizzare un risultato sportivo

E' stato provato scientificamente che nelle competizioni olimpiche, le emozioni degli atleti sono solitamente relazionate alla prestazione ottenuta in relazione alle loro aspettative (es: se volevo vincere ed ho vinto proverò gioia), ma non solo.
Le emozioni sperimentate saranno collegate anche al pensiero controfattuale, ovvero alla simulazione mentale di cosa sarebbe potuto accadere.

In diverse ricerche scientifiche (McGraw 2004, Medvec, 2005) è stato infatti dimostrato che gli atleti che hanno ottenuto la medaglia di bronzo, per i quali un'alternativa realistica era quella di finire senza medaglia, mostravano una gioia maggiore di chi aveva vinto la medaglia d'argento, che poteva facilmente immaginare che con poco di più avrebbe conquistato l'oro.

mercoledì 23 settembre 2015

Musica in movimento: Led Zeppelin - IV

Difficilmente troverete un ciclista rockettaro come Daniel Oss. Più volte maglia azzurra ai Mondiali e due volte a Campione del Mondo nella Cronosquadre, riesce a conciliare la professionalità che richiede uno sport faticoso e duro con la passione per il rock. 

Daniel è solito postare sui Social network le sue preferenze, magari le sonorità che lo accompagnano nei lunghi ritiri in altura o durante le corse a tappe. Possiamo scommettere che tra le sue preferenze si trova un gruppo che ha fatto la storia del rock, gli inglesi Led Zeppelin! 

Sentiamo di consigliarvi con forza i Led Zeppelin per attività sportive in cui far confluire lunghi tratti di spinta ad altri di recupero, data la loro capacità di passare da un rock potente (e precursore dell'hardrock che verrà) a sonorità acustiche in chiave folk.

Il loro indiscusso capolavoro, e indubbiamente anche il più adatto da utilizzare come aiuto mentale per coadiuvare il lavoro fisico, è il loro quarto album, del 1971, chiamato semplicemente Led Zeppelin IV.


L'album parte con la voce potente di Robert Plant (che farà scuola) e un riff inventato dal bassista John Paul Jones (apparentemente il meno dotato tecnicamente del gruppo, ma in realtà la vera intelligenza musicale dei 4). 

lunedì 21 settembre 2015

Dialogo col campione - Katia Figini

Katia Figini è una ultramaratoneta esperta nelle corse nei deserti.

Nel suo palmares sono presenti numerose competizioni internazionali tenutesi nel deserto della Namibia, dell'Oman, del Mali, del Sahara, della Giordania e della Bolivia. 

Katia Figini, oltre ad essere una sportiva vincente, è anche attiva in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2010 e nel 2011 è diventata testimonial del progetto Run for Women diventando la prima donna in assoluto a percorrere 5 deserti in 5 continenti in un solo anno.

Attualmente Katia Figini è anche un coach sportivo e cura la preparazione per podisti a tutti i livelli e per runner che desiderano partecipare a gare nei deserti.




Niccolò Fabi, un cantautore italiano, canta “la solitudine è amara beatitudine, per me. E' necessaria come un vizio e la coltivo un po' per sfizio”. Per te, Katia, cos'è la solitudine? Che rapporto hai con lei e che valore ha all'interno della tua vita quotidiana?

Io ho sempre pensato di soffrire, di patire, l'idea di rimanere sola, ma in realtà spesso e volentieri sono sola nella mia vita.
Trasferendomi da Milano ad un paesino su un cucuzzolo di una collina di poco più di 300 abitanti, mi sono accorta che molto del mio tempo lo passo da sola e non mi pesa. A volte chiaramente ho il desiderio e il piacere di condividere del tempo e delle esperienze con gli altri, ma anche lo stare da sola lo trovo piacevole.
Sicuramente con il tempo ho imparato che a volte le persone riempiono il tempo per non stare da sole, ma queste cose hanno poca qualità. Quindi ho imparato a preferire di condividere il mio tempo con persone care, che posso anche darmi un ritorno esperienziale e valoriale. Se non c'è invece uno scambio arricchente credo sia meglio anche stare soli.

Credi la solitudine possa darti qualcosa che la folla e il gruppo non possano darti?

La solitudine ti permette di approfondire dei pensieri di natura introspettiva che con altri non potresti sviluppare. Non rapportandoti con altri credo sia più facile entrare nella propria sfera personale.
Chiaramente anche lo stare troppo soli non credo faccia bene. Ovviamente mi alleno anche con amici che condividono la mia passione. Entrambe le dimensioni se portate all'estremo credo siano dannose, è bene anche qui trovare un equilibrio.