mercoledì 6 luglio 2016

Musica in Movimento: The White Stripes - Elephant

Po-popopo-popo-po... Basta leggere o sentire questo sillaba infantile che subito viene richiamato alla memoria un evento di 10 anni fa: i Mondiali di calcio vinti dall'Italia. Quel tormentone, diventato un coro tipico di quasi ogni stadio nazionale e non, venne preso "in prestito" dalla canzone di maggior successo degli White Stripes (duo americano: Jack White, chitarra, pianoforte e tastiere, e Megan White, batteria e seconda voce), "Seven Nation Army", singolo di traino dell'album "Elephant"

A parte quel riff di basso e chitarra che ormai ha riempito le orecchie in modo tale da far venire la nausea al solo bisbiglio, la musica del duo di Detroit fatta di una commistione di rock'n'roll, hardrock, blues, punk, folk, garage, grunge, è anche ottima come accompagnamento per allenamenti con variazioni di ritmo.

L'album, uscito nel 2003, quarto lavoro del duo, si apre con la già citata "Seven Nation Army", con quel riff che - escludendo l'abuso di cui è stato vittima - è già nella storia della musica al pari di una "Smoke On The Water". La successiva "Black Math" è un punk'n'roll perfetto per dare energia e ritmo. 

"There's No Home For You Here" alterna strofe e ritornello con le sempre sapienti esplosioni tipiche del duo, con un coro (fasullo, la voce è sempre quella di Jack White) che sembra richiamare il pop inglese anni '60. Cover di un successo di Burt Bacharach è invece "I Just Don't Know What To Do With Myself", dove in modo sempre magistrale si passa dai registri pacati e sofferenti della strofa alle esplosioni rabbiose e distorte del ritornello. 

Si inizia a respirare nella calma e soffusa "In The Cold, Cold Night", cantata da Meg. Pianoforte in primo piano in "I Want To Be The Boy To Warm Your Mother's", stavolta senza esplosioni distorte. Ancora leggerezza e calma nell'acustica "You've Got Her In Your Pocket". La lunga "Ball And Biscuit" si destreggia in un rhythm 'n' blues tipicamente americano, con chitarre taglienti e di stampo quasi grunge. 

Un altro grande successo degli White Stripes è senza dubbio "The Hardest Button To Button", con la batteria semplice e scontata di Meg farsi trascinante nell'accompagnamento ritmico: ricordiamo anche un memorabile videoclip diventato ormai cult. Si apre in modo curioso la nevrotica e potente "Little Acorns". Di nuovo punk'n'roll nella veloce "Hypnotise": quando il duo torna all'essenziale sprigiona un'energia tremenda. In "The Air Near My Fingers" gioca ancora nei passaggi tra pacatezza ed esplosioni distorte. 

Un altro grande rock'n'roll sterzante verso il punk è "Girl, You Have No Faith In Medicine": carne al fuoco ce n'è davvero tanta. Ma siamo quasi al finale: si tratta del country sbilenco di "It's True That We Love One Another", autoironico, dove il duo canta insieme, giocando sull'ambiguità della coppia di musicisti (tanto si è detto e speculato trai due, fino a scoprire che sono stati sposati).

Un album che avrebbe potuto travolgere chiunque dal successo inaspettato ed esploso improvvisamente (proprio come le esplosioni musicali della loro musica), che invece ha lanciato tra le grandi star del rock Jack White, autore poi di altri grandi album con The Raconteurs e The Dead Weather, e infine da solista, proponendosi come forse l'ultimo grande personaggio del rock americano.

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