Visualizzazione post con etichetta allenatore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta allenatore. Mostra tutti i post

venerdì 14 aprile 2017

Preparatore: si o no?

Una domanda che molti amatori o atleti eliti si pongono è se sia utile o meno lavorare con un preparatore sportivo. Credo non esista una risposta univoca, ma dipenda strettamente dall'atleta che se la pone e da alcune variabili che lo contraddistinguono. In questo articolo cerco di individuarne alcune e di spiegare come esse entrino in gioco:
  • Definizione obiettivi: una prima domanda che potete porvi è quanto siete abituati a definire degli obiettivi chiari, appetibili e raggiungibili? Un preparatore vi può supportare nel caso troviate delle difficoltà in questa importante attività;
  • Livello obiettivi: per raggiungere obiettivi con un livello di difficoltà basso o medio, l'importanza di un preparatore è, secondo me, limitata. Se invece tendete a spostare l'asticella sempre al un livello di difficoltà alto, un preparatore potrà aiutarvi a massimizzare le vostre performance; 

venerdì 3 marzo 2017

L'allenatore, troppo spesso dimenticato dalla psicologia dello sport


All'interno della letteratura in psicologia dello sport gli allenatori sono considerati individui capaci di influenzare le vite degli atleti. Questi ultimi diventano infatti delle guide e dei supporti a cui gli atleti si rivolgono quando si trovano in difficoltà.

Seppure questo ruolo venga riconosciuto e sia chiara l'importanza cruciale che l'allenatore riveste per gli atleti, pochi studi hanno diretto la loro attenzione nel comprendere come rispondere al meglio alle necessità degli allenatori. Questa dimenticanza è da considerare grave se consideriamo come le performance di ogni atleta siano intimamente connesse anche alle abilità umane e personali dell'allenatore e non solo a quelle tecniche.

lunedì 20 giugno 2016

SportivaMente - Fulvio Massa

Fulvio Massa da anni si occupa di riabilitazione funzionale, fisioterapia sportiva e preparazione di atleti sia professionisti che amatoriali di varie discipline sportive.

Oltre ad essere autore dell'unico manuale italiano di Trail Running, Fulvio Massa dal 2003 collabora alla rivista 'Correre' con la quale ha pubblicato diversi articoli relativi alla pratica sportiva del trail.







Ciao Fulvio, sei un preparatore esperto e hai esperienza sia nel settore dell'allenamento, del recupero e della cura. Nel pianificare un programma di allenamento annuale quali credi siano le fasi più delicate dal punto di vista mentale per un atleta? Allenamenti, pre-gara, gara, post-gara, gestione di una sconfitta, di una vittoria o altro?

Le risposte che posso darti sono quattro. Una fase estremamente delicata riguarda la macro-sezione di inizio anno, quando, nel periodo autunnale, ci si siede, e a tavolino, si determinano gli obiettivi della stagione futura. Secondo me la scelta delle gare “obiettivo” è il momento più delicato per un atleta. Le gare devono essere stimolanti, da un lato, ma perseguibili, dall'altro.
Solo se una gara è sufficientemente motivante dal punto di vista di cuore e testa, può permetterti di costruire il percorso mentale e motivazionale che ti aiuta a sostenere i carichi di lavoro stressanti, in grado, poi, di permetterti di raggiungere il tuo obiettivo prefissato. Dall'altro lato, se la gara obiettivo è troppo altisonante o estrema, in confronto ai tuoi obiettivi, l'atleta di elite finirà poi per sperimentare una forte frustrazione. Quando ti poni una gara obiettivo in cui arrivi 12esimo e hai undici atleti davanti a te senti di aver fallito la tua programmazione. Se da una gara obiettivo porti a casa un podio, gara, dopo gara, si costruisce la tua autostima e questa ti aiuta a superare sempre meglio le difficoltà che si presentano nel corso dell'annata
Saper scegliere con competenza le gare è un momento delicato, che influenza il futuro per quella stagione. Da questo processo di scelta conseguiranno poi tutte le micro-situazioni con cui si andrà a confrontare durante la stagione. Capita così anche per un normale lavoratore, che ha la necessità di comprendere quali saranno nella sua “stagione” lavorativa i suoi obiettivi professionali.
La seconda fase particolarmente delicata è il periodo del Tapering, il momento in cui la gara si avvicina. Parlo degli ultimi 7 giorni prima di una competizione. Questo è un momento molto delicato dal punto di vista mentale, perchè si sommano una molteplicità di dubbi e ansie.
Ogni atleta, indipendentemente che il suo livello sia alto, medio o basso, in questa fase è assalito da molte incertezze. Un atleta spesso nell'ultima settimana si domanda se è preparato a sufficienza e se è meglio allenarsi ulteriormente o se riposare, per evitare di arrivare stanco alla data di gara. Questa fase proprio perchè molto delicata richiede un buon livello di feeling tra allenatore ed atleta.
Non esiste una ricetta prefissata, una standardizzazione, che definisca il periodo di Tapering, il periodo di scarico pre-gara. Secondo me questo è il momento che più da adito a incertezze e insicurezze da parte dell'atleta.
Il terzo momento è la gestione dell'insuccesso. L'insuccesso va sempre analizzato con razionalità, calma e auto-critica. L'insuccesso, se analizzato proficuamente, può far nascere una volontà di rivincita e di reazione da parte dell'atleta. Se non affrontato adeguatamente può invece portare ad una fase di debacle, trascinando in down psico-fisico l'atleta. 
La quarta fase di attenzione riguarda la gestione dell'infortunio. Oltre ad essere allenatore, mi occupo soprattutto di riabilitazione sportiva e da questo punto di vista vengono in cura nel mio Centro molti atleti non allenati direttamente da me. La fase dell'infortunio rappresenta per l'atleta un momento di alta importanza emozionale. Una piccola parte del suo corpo si infortuna, ed anche se si tratta di traumi di scarsa rilevanza patologica, ecco che il giocattolo si rompe e di colpo si infrangono aspettative e sogni, e c'è la impossibilità di esprimere le energie in funzione degli allenamenti e gare. E' forse il momento in cui la mia figura diventa veramente rilevante per l'atleta, di qualsiasi livello, ma ancora più per l'atleta di elite che fa dello sport competitivo il suo stile di vita. Per lui è un momento di incertezza, di paura e ha veramente necessità di una guida che lo conduca verso la ottimale gestione del recupero, dettando modi e tempi e fornendogli sicurezza e affidabilità.

venerdì 13 maggio 2016

I bisogni dell'allenatore

Molta della letteratura scientifica riguardante la psicologia sportiva si concentra sui bisogni degli atleti, sulle loro attese, sulle difficoltà connesse agli infortuni, ai passaggi di categoria al saper far fronte alle sconfitte e sulla capacità di massimizzare le prestazioni. Un'attenzione decisamente inferiore viene fornita alle vita emotiva e professionale degli allenatori, ai loro bisogni e ai loro desideri.



Un interessante articolo che va ad approfondire questo tema è "Helping Coaches Meet Their Own Needs: Challenges for the Sport Psychology Consultant" a cura di Petipas e Vernaccia.

Gli autori mettono in evidenza come gli allenatori rivestano un ruolo decisamente complesso, che richiede loro di essere contemporaneamente: vincenti, educatori, amministratori, guide, motivatori, buoni ascoltatori, genitori in seconda, manager. Queste  pressanti richieste del mondo esterno tendono a far dimenticare media, supporter, atleti e a volte gli allenatori stessi, che i coach sono innanzitutto persone e come tali con una vita individuale, difficoltà e dei bisogni specifici.

lunedì 23 novembre 2015

SportivaMente: Camillo Placì

Camillo Placì è un allenatore di pallavolo, attualmente alla guida della Top Volley Latina.

Da vice ha ottenuto prestigiosi risultati. Nel 2008, con la nazionale russa, un bronzo Olimpico a Pechino e un bronzo nella World League; nel 2009, un bronzo, con la Bulgaria agli Europei; nel 2015 un argento con la Serbia nella World League.
Da Head Coach, nel 2012, un 4° posto alle Olimpiadi di Londra con la Bulgaria.

Salve Camillo, sicuramente è un allenatore molto esperto. In che modo l'esperienza e l'età, secondo lei, possono diventare un vantaggio? Possono essere anche uno svantaggio?

Si, diciamo che sono un allenatore con tanti chilometri nel motore, percorsi su strade diverse: Italia, Russia, Bulgaria, Qatar, Serbia. Tante esperienze, tutte positive e con colori diversi.
Diciamo che l’esperienza ti aiuta a riconoscere subito ciò che e’positivo e ciò che è negativo, poi la decisione giusta su quello che è più corretto da fare la prendi con la saggezza, che non dipende però dall'età.
Ho visto tanti anziani prendere decisioni sbagliate e tanti giovani decisioni giuste. La gioventù non è un peccato.

venerdì 13 novembre 2015

Le 6 funzioni dell'allenatore

Quali sono i compiti dell'allenatore? Questa domanda credo sia passata per la testa di ogni mister almeno una volta durante la carriera sportiva. 

Un aiuto per rispondere a questa domanda ci viene dato dalla riflessione di Horoux (1953), che ha cercato di riassumere le funzioni svolte dagli allenatori in 6 punti, Andiamo a vederli insieme:



1) Essere il promotore della coesione del gruppo: per funzionare una squadra ha bisogno che i propri membri si muovano nella medesima direzione e che condividano degli obiettivi. L'allenatore è il promotore dell'unione del gruppo e della coesione interna e gli atleti devono percepirlo come sponsor e garante di tale unione;

2) Proporre un modello tecnico, comportamentale, etico e morale: un allenatore si propone ai suoi atleti come una persona che incarna ideali di gioco, che assume determinate posizioni morali ed etiche e che si comporta in un dato modo. In tal senso si propone come un modello. Una delle funzioni proprie dei modelli è la replicabilità, quindi l'allenatore attraverso se stesso diffonde un modo d'essere all'interNo della squadra;