Critiche e polemiche. Stampa contro, colleghi stizziti,
tifosi divisi. Un odi et amo costante che lo avrebbe accompagnato fino alla sua
ultima corsa. Gilles Villeneuve era un poeta maledetto in versione pilota, il
talento strabordante che faceva squadra con la follia e la sfortuna. Non era un
pilota normale, era come un’acrobata nel grande circo della formula 1. Sempre
sul filo, sempre in bilico, sempre sull’abisso, con la scelta giusta alle
spalle e la il baratro del talento davanti.
8 Ottobre 1978. Gran Premio del Canada, il pubblico amico
intorno, la sua Ferrari sotto al sedere. Davanti a se Jarier e Scheckter,
quello che, l’anno successivo, avrebbe portato il titolo alla scuderia di
Maranello. Le critiche nel casco, la fiducia di Enzo Ferrari. Pronto a tutto.