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martedì 20 dicembre 2016

The Yellow-Floyd

Braccia alzate o dietro la schiena? Occhi al cielo o al suolo? Testa alta o testa bassa?

Floyd Landis ha scritto una pagina indelebile del ciclismo del nuovo millennio. L’impresa dopo la crisi, la crisi dopo l’impresa. Tutto in 3 giorni.
Montagne russe d’emozioni nel Tour de France del 2006, l’anno nero per la corsa francese. Tra doping tentato e imprese sfiorate, la vittoria della normalità.

Oscar Pereiro Sio vs. Floyd Landis.

18 Luglio. Caldo, sole e fughe da lontano. Frank Schleck e Damiano Cunego a darsi battaglia sulla salita dell’Alpe d’Huez, mentre Floyd staccava Oscar per andarsi a riprendere la maglia gialla. Da favorito, dopo aver visto fuori gioco Armstrong (ritirato a fine 2005), Basso e Ullrich (Operacion Puerto). 
Una vittoria annunciata messa in discussione solo dallo spagnolo, avvantaggiatosi in una fuga bidone a inizio Tour. Giorni di inseguimento coronati all’arrivo, ancora uno statunitense in giallo. ‘Il sogno di una vita’, ‘Dai tempi di Lemond’ e ‘Ho imparato tanto da Lance’, frasi dette e ripetute fino alla nausea.