mercoledì 30 settembre 2015

Musica in movimento: Pink Floyd - The Dark Side of the Moon

Tra le varie curiosità che accompagnarono il vittorioso Tour de France 2014 di Vincenzo Nibali, si seppe che nelle serate dopo tappa, o durante i momenti di relax, ascoltava musiche di Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
Per recuperare da un allenamento o da una gara o per ritmi blandi e tranquilli voglio consigliarvi  qualcosa di "prestigioso". Parlo di "The Dark Side of the Moon", album del 1973, capolavoro degli inglesi Pink Floyd, nonché uno dei più grandi album di tutti i tempi, sia per vendite, che per influenza nella storia della musica.
L'album si apre con la breve introduzione di "Speak to me", un battito di cuore a cui si aggiungono voci e suoni, prima che un urlo minaccioso ci accompagni verso "Breathe". L'andamento è lento, la musica sognante, la melodia rassicurante.

lunedì 28 settembre 2015

Dialogo col campione: Daniele Crosta

Daniele Crosta è un ex schermidore italiano della specialità del fioretto.

Nel suo palmares figurano diversi titoli a squadre, tra cui un oro agli europei di Bolzano 1999; un bronzo ai giochi olimpici di Sidney 2000, ai mondiali di Città del Capo 1997 e agli europei di Funchal 2000.

Oggi Daniele Crosta lavora come psicoterapeuta e come psicologo dello sport.







Ciao Daniele, oggi sei uno psicologo/psicoterapeuta che si occupa anche di psicologia sportiva. Come credi la tua esperienza di atleta di alto livello possa agevolarti in qualità di psicologo dello sport e come credi che gli atleti che segui possano trarne beneficio?

L'esperienza sportiva mi ha permesso di “parlare lo stesso linguaggio” degli atleti. Credo questo dia il vantaggio di poter comprendere situazioni non propriamente comuni, che un atleta ti può raccontare.
Chi non ha mai vissuto lo sport agonistico, soprattutto se ad alto livello, farà più fatica a comprendere i vissuti di stress e le pressioni che un atleta deve sopportare.
Questo può essere un vantaggio, ma può anche diventare uno svantaggio. Gli atleti che incontro sono diversi da me e nonostante possano vivere delle esperienze che magari anche io ho già vissuto, ne daranno un'interpretazione soggettiva, perchè le vivono in modo singolare reagendo ad esse in modo singolare.
Credo quindi che l'esperienza pregressa come sportivo sia un'arma a doppio taglio. Da una parte ti aiuta, mentre dall'altra rischia di farti vivere una sorta di pregiudizio che può condizionarti, rendendo più difficile capire il vissuto originale dell'atleta.

La difficoltà quindi consiste nel distaccarti dalla tua esperienza e dal tuo vissuto?

Diventa complicato non applicare i “tuoi schemi”, dato che un atleta ti parla di cose che conosci. A mio avviso, non dovrebbe interessarmi del fatto che l'atleta mi parla di cose che conosco, mentre dovrebbe interessarmi capire come lui vive quelle cose, perchè lui potrebbe viverle in maniera molto diversa da me. A me possono sembrare le stesse cose, però lui potrebbe viverle in modo sostanzialmente diverso.
Dall'altra parte, facendo formazione a giovani psicologi che frequentano il master in psicologia dello sport, mi sono accorto che un vantaggio connesso all'esperienza pregressa è legato soprattutto agli sport di squadra.
La conoscenza di come funziona una squadra e come funziona il mondo dello spogliatoio, ti permette di evitare alcuni errori. Aiuta a muoverti in un contesto che non è semplice e in cui ci sono già delle regole spesso non sono scritte.
Seguendo delle squadre, anche durante le trasferte, mi sono accorto che la conoscenza che avevo maturato mi ha permesso di comprendere quale fosse mio “posto”, cosa non ovvia per chi non ha mai fatto sport.

venerdì 25 settembre 2015

Errori di valutazione nell'analizzare un risultato sportivo

E' stato provato scientificamente che nelle competizioni olimpiche, le emozioni degli atleti sono solitamente relazionate alla prestazione ottenuta in relazione alle loro aspettative (es: se volevo vincere ed ho vinto proverò gioia), ma non solo.
Le emozioni sperimentate saranno collegate anche al pensiero controfattuale, ovvero alla simulazione mentale di cosa sarebbe potuto accadere.

In diverse ricerche scientifiche (McGraw 2004, Medvec, 2005) è stato infatti dimostrato che gli atleti che hanno ottenuto la medaglia di bronzo, per i quali un'alternativa realistica era quella di finire senza medaglia, mostravano una gioia maggiore di chi aveva vinto la medaglia d'argento, che poteva facilmente immaginare che con poco di più avrebbe conquistato l'oro.

mercoledì 23 settembre 2015

Musica in movimento: Led Zeppelin - IV

Difficilmente troverete un ciclista rockettaro come Daniel Oss. Più volte maglia azzurra ai Mondiali e due volte a Campione del Mondo nella Cronosquadre, riesce a conciliare la professionalità che richiede uno sport faticoso e duro con la passione per il rock. 

Daniel è solito postare sui Social network le sue preferenze, magari le sonorità che lo accompagnano nei lunghi ritiri in altura o durante le corse a tappe. Possiamo scommettere che tra le sue preferenze si trova un gruppo che ha fatto la storia del rock, gli inglesi Led Zeppelin! 

Sentiamo di consigliarvi con forza i Led Zeppelin per attività sportive in cui far confluire lunghi tratti di spinta ad altri di recupero, data la loro capacità di passare da un rock potente (e precursore dell'hardrock che verrà) a sonorità acustiche in chiave folk.

Il loro indiscusso capolavoro, e indubbiamente anche il più adatto da utilizzare come aiuto mentale per coadiuvare il lavoro fisico, è il loro quarto album, del 1971, chiamato semplicemente Led Zeppelin IV.


L'album parte con la voce potente di Robert Plant (che farà scuola) e un riff inventato dal bassista John Paul Jones (apparentemente il meno dotato tecnicamente del gruppo, ma in realtà la vera intelligenza musicale dei 4). 

lunedì 21 settembre 2015

Dialogo col campione - Katia Figini

Katia Figini è una ultramaratoneta esperta nelle corse nei deserti.

Nel suo palmares sono presenti numerose competizioni internazionali tenutesi nel deserto della Namibia, dell'Oman, del Mali, del Sahara, della Giordania e della Bolivia. 

Katia Figini, oltre ad essere una sportiva vincente, è anche attiva in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2010 e nel 2011 è diventata testimonial del progetto Run for Women diventando la prima donna in assoluto a percorrere 5 deserti in 5 continenti in un solo anno.

Attualmente Katia Figini è anche un coach sportivo e cura la preparazione per podisti a tutti i livelli e per runner che desiderano partecipare a gare nei deserti.




Niccolò Fabi, un cantautore italiano, canta “la solitudine è amara beatitudine, per me. E' necessaria come un vizio e la coltivo un po' per sfizio”. Per te, Katia, cos'è la solitudine? Che rapporto hai con lei e che valore ha all'interno della tua vita quotidiana?

Io ho sempre pensato di soffrire, di patire, l'idea di rimanere sola, ma in realtà spesso e volentieri sono sola nella mia vita.
Trasferendomi da Milano ad un paesino su un cucuzzolo di una collina di poco più di 300 abitanti, mi sono accorta che molto del mio tempo lo passo da sola e non mi pesa. A volte chiaramente ho il desiderio e il piacere di condividere del tempo e delle esperienze con gli altri, ma anche lo stare da sola lo trovo piacevole.
Sicuramente con il tempo ho imparato che a volte le persone riempiono il tempo per non stare da sole, ma queste cose hanno poca qualità. Quindi ho imparato a preferire di condividere il mio tempo con persone care, che posso anche darmi un ritorno esperienziale e valoriale. Se non c'è invece uno scambio arricchente credo sia meglio anche stare soli.

Credi la solitudine possa darti qualcosa che la folla e il gruppo non possano darti?

La solitudine ti permette di approfondire dei pensieri di natura introspettiva che con altri non potresti sviluppare. Non rapportandoti con altri credo sia più facile entrare nella propria sfera personale.
Chiaramente anche lo stare troppo soli non credo faccia bene. Ovviamente mi alleno anche con amici che condividono la mia passione. Entrambe le dimensioni se portate all'estremo credo siano dannose, è bene anche qui trovare un equilibrio.

venerdì 18 settembre 2015

Come allenare la resistenza al dolore

La risposta alla domanda precedente è quasi scontata: allenandovi con costanza e per anni.

Uno studio dell'università di Verona, svolto dal prof. Trabucchi, dimostra infatti come i veterani dell'allenamento siano più abili nella gestione e nella sopportazione del dolore.
Misurando la soglia di tolleranza al dolore in numerosi atleti di endurace è infatti stato possibile verificare  come  livelli di sopportazione maggiori vengano ottenuti proprio da coloro i quali hanno una lunga storia sportiva alle spalle.

mercoledì 16 settembre 2015

Musica in movimento: Sigur Rós - Agætis Byrjun

Lo sport non è solo movimento forsennato e sudore, fatica e bisogno di forza interiore. È anche riflessione, respiro leggero, ricerca di calma, introspezione. Quindi, per una buona musica con cui accompagnare un momento di attività sportiva, non è necessario solo avere in sottofondo una musica che dia spinta, ma anche qualcosa che coadiuvi un momento di riposo attivo, in cui dare respiro al corpo, ai muscoli, al cuore, e alla mente.
E se ripenso a qualcosa che più di altri può stimolare uno stato di calma mentale e fisico, subito mi viene in mente qualcosa che venga da terre fredde, misteriose, magiche, una terra come ad esempio l'Islanda. E in Islanda c'è tanta bella musica. Tanta. Sicuramente la più conosciuta è Bjork, ma non meno importanti (anzi) sono i Sigur Rós.

lunedì 14 settembre 2015

Creare spirito di squadra - i proverbi del Madagascar

Sono due estati ormai che viaggio per il Madagascar per vacanze e per lavoro. 
Attualmente è in atto una riforma che promuove un maggiore accesso all'educazione per tutti i bambini, anche se con difficoltà fisiche o mentali. Lavorando con presidi e insegnanti cerco quindi di favorire questo processo di inclusione sociale.
Le esperienze umane e personali vissute mi hanno portato a conoscere meglio la cultura malgascia, una cultura ricca e fondata sulla socialità delle persone. 

In Madagascar è difficile definire chi sono, senza considerare la mia famiglia, il mio villaggio, il mio popolo e i miei antenati. Ogni persona porta con sè un gruppo, ogni persona è un gruppo. Per questa ragione la cultura del Madagascar ha maturato molti proverbi che rendono bene l'importanza di quanto sia importante lo stare insieme e il lavorare insieme per raggiungere un obiettivo.

venerdì 11 settembre 2015

Ecco perchè le idee migliori ci vengono durante l'attività fisica

Quando ho bisogno di pensare o di prendere una decisione importante sono solito inforcare la mia bici o allacciarmi le scarpette e uscire a correre. Per riflettere al meglio sento infatti la necessità di stare in movimento.

Mi trovo nella medesima situazione anche quando sono in casa o mi trovo in un'aula per svolgere un corso di formazione. Quando devo far fronte a una situazione complessa o mi è stata posta una domanda impegnativa, io, naturalmente, mi alzo in piedi e inizio a camminare. Ho l'impressione che la mia mente funzioni meglio quando sono in movimento e mentre cammino i pensieri si dipanano e riesco con maggiore semplicità a essere lucido.

Così è anche per molti amici, che mi riferiscono di molte esperienze in cui hanno avuto buone idee o hanno preso decisioni importanti durante le loro ore sportive. Più e più volte mi è capitato di sentire la frase "le idee migliori mi vengono sempre quando faccio sport"! Ma perché le idee migliori capitano spesso durante l'attività fisica?

mercoledì 9 settembre 2015

Musica in movimento: REM - Accelerate

Ho già parlato dell’atletica leggera e dei concorsi in particolare? Mi riferisco ai lanciatori e ai saltatori, che ricercano concentrazione alla ricerca del gesto perfetto, a volte ascoltando musica nelle cuffie. Che musica? Chissà, rock, o hip-hop, o perché no, musica classica? O jazz?
Bè, prima di andare nei prossimi articoli ad esplorare anche quei territori, rimaniamo ancora un poco nel rock classico, ma al tempo stesso moderno, con i R.E.M. (o sarebbe più corretto usare l’articolo “gli”). Tante le loro canzoni immortali, tanti gli album memorabili, ma come consiglio musicale per un’attività sportiva, non mi viene da consigliare altro che il loro penultimo album da studio, “Accelerate”, del 2008.

lunedì 7 settembre 2015

Dialogo col campione: Dario Andriotto


Dario Andriotto è un ex ciclista professionista, vincitore di 6 tappe e di un titolo italiano a cronometro nel 1997. Oltre a questi successi conta un oro mondiale nella 100 km a squadre dilettanti.



Ora gestisci un’attività connessa al mondo del ciclismo e sei un lavoratore stimato, credo però che costruire una vita al termine della carriera ciclistica sia stato impegnativo. Secondo te quali sono le principali difficoltà che un professionista deve affrontare al termine della sua carriera agonistica e quali sono le componenti caratteriali che possono aiutarlo a superare questi ostacoli?

Non ti nascondo che dopo 6 anni dalla fine della mia carriera di professionista io trovi ancora delle difficoltà. Ho avuto la fortuna che Andrea, il mio socio, mi abbia convinto a intraprendere l'attività commerciale in cui ora lavoro. Da solo non avrei mai fatto questo passo, perchè ero completamente all'oscuro delle procedure e delle pratiche per avviare un attività.
Capita che quando fai l'atleta tu sia chiuso sotto una campana di vetro e quando esci devi inventarti qualcosa di nuovo. Prima pensi solo ad allenarti, mangiar bene, a riposarti e alle gare, poi il giorno che smetti ti guardi allo specchio e ti domandi: “ora cosa faccio?”.
Al termine dell'attività professionistica realizzi di non essere a conoscenza di ciò che accade fuori dall'ambiente sportivo. Collegandomi al mondo lavorativo io non sapevo fare una fattura o come rivolgermi ad un cliente. Le cose più elementari, che una persona media impara all'età di 20 anni, io le ho scoperte a 38. Capisci come per me sia stato molto più complicato? Sto ancora imparando molte cose.

venerdì 4 settembre 2015

Percezione della fatica e aspettative di durata

La percezione di star facendo fatica ha una componete oggettiva, camminare per 50 km in piano genererà un maggiore senso di fatica che fare 10 km in piano, ma ha anche una rilevante componente soggettiva.

La componente soggettiva risponde a diverse variabili tra cui compaiono sia la struttura di personalità di un atleta, come anche i suoi modelli di pensiero e ragionamento. Questi due aspetti sono intimamente connessi, ma non sono sovrapponibili. Possiamo quindi leggerli e lavorare su di essi in modo separato, anche se modificando alcuni aspetti dell'uno, influenzeremo l'altro 

In questo articolo tralasceremo i tratti di personalità che influenzano i diversi modi di percepire l'intensità della fatica e ci soffermeremo su un modello di ragionamento specifico: l'aspettativa di durata dell'attività fisica.

Ebbene si, il livello di fatica che percepiamo non dipende solo dalla difficoltà dell'attività fisica che stiamo svolgendo, ma è strettamente connesso alle aspettative di durata che noi abbiamo rispetto quell'attività. In parole povere, più saremo preparati mentalmente ad affrontare una gara o un allenamento impegnativo e lungo, meno percepiremo senso di fatica, mentre meno ci saremo prefigurati la durata dello sforzo più percepiremo il senso di fatica.

mercoledì 2 settembre 2015

Musica in movimento: The Rolling Stones - Exile on Main Street

Era il 2007 quando la maratona di New York impose il divieto ai partecipanti di usare cuffie o auricolari durante la manifestazione, in quanto avrebbe alterato le prestazioni al pari del doping. Chissà dunque quali tempi i più forti maratoneti del mondo potrebbero fare con l'utilizzo delle cuffie! O forse, loro, forgiati da anni di attività ad altissimo livello e una capacità di concentrazione assoluta, sanno già pescare dalla propria testa tutta la motivazione necessaria per arrivare a dare il 100% delle proprie possibilità...
Fatto sta, che una buona musica aiuta, sempre, in particolare chi non corre per professione. E uno degli album che nella storia della musica occupa una parte importante in tutte le parti del globo, e che con maggior probabilità può dar aiuto per ogni attività fisica, è senza dubbio "Exil on Main St." dei Rolling Stones.

Album del 1972, pur senza contenere una canzone entrata in particolare nell'immaginario collettivo relativo al gruppo, è sicuramente il loro più coerente e completo, nonché classico, indicato in modo oggettivo come il loro capolavoro.